Se ne andato Teofilo Stevenson…
Teofilo ha un posto tutto suo nella memoria di chi, come me, tra gli anni 70 e 80 trascorreva molto tempo davanti alla tv, ancora in bianco e nero, quando da ragazzi si cominciava conoscere il mondo intorno a noi, gustandosi il sapore un po’ epico delle sfide sportive alle olimpiadi o negli stadi, come l’ormai mitica Italia-Germania.
Internet e la tv non si erano ancora appropriate delle nostre vite e le immagini che vedevamo, anche quelle che provenivano semplicemente dalla Germania, sembravano giungerci chissà da quale luogo lontano della terra.
Proprio in Germania, durante le olimpiadi caratterizzate dalla strage di Settembre Nero, il grande pugile cubano vinse la prima delle sue tre olimpiadi consecutive (la quarta non la vinse per via della sua assenza causata del boicottaggio) e cominciò a costruire il suo mito, fatto anche di tre mondiali e tantissimi altri trofei.
La sua consacrazione non venne però da una vittoria ma da un suo “NO”. Il rifiuto fu quello di passare al professionismo per combattere, senza passaggi intermedi, per la corona mondiale addirittura contro il grande Cassius Clay. Mi perdonerete se ne utilizzo il nome prima della sua conversione, ma anche quel nome è un pezzo di quel tempo memorabile, la tv spesso continuava a chiamarlo Cassius Clay, probabilmente per non ricordare il suo grande rifiuto a combattere in Vietnam e la sua conversione all’Islam, un affronto troppo grave per il mito imperiale americano degli anni 60.
Stevenson rinunciò a 5 milioni di dollari perchè aveva già “l’amore di 8 milioni di cubani”. Un gesto clamoroso e già difficile da compiere allora, quando la boxe era indiscussa protagonista della notti televisive e rilanciava le grandi riunioni a suon di dollari. Era il tempo dell’utopia comunista che, più che nella “madre Russia”, sembrava potesse trovare una concretizzazione nell’isola caraibica, era il tempo delle proteste giovanili per la guerra in Vietnam e della caduta di Saigon, era il tempo del sangue sparso in Italia dalle BR e dai stragisti neri e probabilmente anche da qualche Stato.
Insomma era il tempo di grandi speranze e di enormi tragedie…
…il tempo di “fragole e sangue”, un tempo in cui Teofilo Stevenson scrisse pagine memorabili sia sul ring che fuori.
La boxe di allora era fatta da Alì, Foreman, Frazier e tanti personaggi che ne hanno costruito il mito. In questo periodo sembra stia calando il sipario proprio su quella indimenticabile stagione, con la scomparsa di Frazier e del celebre Dundee che aiutò a costruire il mito di Alì.
Oggi va via anche Stevenson, il grande dilettante… riposa in pace Teofilo.
di Carlo Bruno