Saviano: “solo sul ring mi sento me stesso”

Ero alla ricerca di un articolo di Roberto Saviano sulla boxe, ne avevo letto su internet e sapevo che riguardava il sud e Marcianise in particolare, che sta sfornando campioni di quella che è conosciuta da tutti come la nobile arte.

Il tema di sottofondo ipotizzavo fosse la rivalsa sociale in un territorio, come quello intorno a Napoli, dove è più facile trovare simboli negativi di eroi che stimoli positivi. Non immaginavo che uno scrittore particolare come Saviano, impegnato su temi così difficili da rendergli addirittura la difficile vita, potesse apprezzare uno sport che nella sua essenza più esteriore appare ai più cattivo ed addirittura primitivo.

L’amico Google invece mi ha portato a scoprire un’altra intervista di Roberto Saviano, al Mattino di Napoli, dell’ottobre 2008. Leggendola velocemente per capire se era quello che cercavo una frase mi ha colpito:

“E la boxe, oggi, per Roberto Saviano, è ragione di vita. Non uno sport qualsiasi, fuoco fatuo o moda giovanile. «Mi sta salvando l’esistenza più della scrittura», ammette”.

Non è solamente quindi il fenomeno sociale che interessa Saviano, ma è l’effetto che la pratica di questo sport ha su di lui, che lo appassiona e lo avvicina alla boxe.

“Lui, Saviano, sul quadrato ci sale davvero. Si allena quando può, maglie inzuppate di sudore e nocche spaccate da un sacco che si fa duro come piombo. Una sfida. Per placare se stesso “, si legge nell’intervista. Un’imagine che sembra allontanare da questo sport l’ombra di chi lo vede come la sfida brutale tra due uomini che tentano di annullarsi. Chi frequenta le scalcinate palestre in cui si fa a pugni, sa che si respira un senso del rispetto per l’avversario anni luce distante dalle truffaldine capriole dei calciatori, che, meglio di consumati attori, cercano di provocare l’allontanamento di un avversario.

Credo che sia giusto a questo punto, per chi vuole, andare a leggerla li dove è pubblicata, sul sito di Roberto Saviano.


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